Figura di spicco dell’avanguardia del secolo scorso Hans Richter (1888–1976) ha esercitato il suo talento e la sua creatività in un’infinita varietà di campi –dalla pittura al disegno, dal cinema alla scrittura, dall’editoria all’insegnamento– battendosi sempre strenuamente per affermare i valori di quella rivoluzione modernista che ha segnato in maniera indelebile la prima metà del Novecento. La sua lunga e movimentata esistenza è strettamente intrecciata alle vicende storiche e artistiche del secolo scorso e lo hanno visto collaborare e dialogare con alcuni tra i principali esponenti dell’arte di quel tempo, da Duchamp a Malevič, da Theo van Doesburg a Schwitters, da Max Ernst a Sergej Ėjzenštejn. Dopo gli esordi espressionisti nella Berlino dei primi anni dieci, tra il 1916 e il 1918 Richter è stato tra i primi protagonisti del Dadaismo zurighese, mentre negli anni immediatamente successivi, avvicinatosi al Costruttivismo, è stato uno dei pionieri del cinema astratto, per poi proseguire la sua ricerca cinematografica in ambito surrealista. Costretto a rifugiarsi negli Stati Uniti dopo l’avvento del nazismo, Richter è diventato, grazie alla sua attività di insegnante, una figura di riferimento per la nascita del cinema indipendente americano e, attraverso libri e mostre, ha contribuito in maniera decisiva a riscrivere nel dopoguerra la storia delle avanguardie del primo Novecento. Ricca di quasi 200 opere, tra pitture, disegni, fotografie, film, libri e riviste, la mostra rappresenta un’occasione unica per riscoprire l’opera di questo artista che ha trascorso gran parte dei suoi ultimi vent’anni di vita a Locarno e di cui nella collezione del Museo Cantonale d’Arte sono conservate alcune opere capitali, tra cui la versione originale del grande rotolo Rhytmus 23. La mostra nasce nell’ambito di una collaborazione con il County Museum di Los Angeles e il Centre Pompidou di Metz.